L’impresa nell’evoluzione storica dei sistemi capitalistici

Impresa artigiana

È la prima forma di impresa, caratterizzata dal fondersi di tutti i ruoli tipici di un’impresa nella figura dell’artigiano, che è allo stesso tempo imprenditore, finanziatore, gestore ed esecutore dell’attività produttiva.

Opera esclusivamente su commessa, ossia su richiesta dei clienti che dunque conosce.

I lavoratori non instaurano con lui un tipico rapporto con un datore di lavoro, ma è più un rapporto maestro apprendista, e spesso i lavoratori sono familiari dell’artigiano.

Non si riesce ad identificare un capitale dell’impresa, in quanto questo si confonde con quello dell’artigiano.

Impresa mercantile

  • XIII secolo: il mercante imprenditore acquista la merce, la fa lavorare al domicilio dell’artigiano, riceve il prodotto finito del cui smercio è responsabile → attività di intermediazione commerciale trasformando i beni nel tempo e nello spazio.
  • XIV secolo: ulteriore espansione del commercio internazionale → grandi compagnie di commercio.
  • XV secolo: fabbisogno dell’impresa cresce, visti i crescenti costi di trasporto e le crescenti quantità di merci da acquistare, dunque la famiglia non è più in grado da sola di colmare tale fabbisogno, che comincia ad essere coperto con l’emissione di strumenti di debito e con l’apertura dell’assetto proprietario ad altri soggetti; si formano nuovi attori economici, quali intermediari finanziari, capitalisti e imprese di assicurazione per l’accrescersi dei rischi connessi con il trasporto. Le grandi compagnie di commercio si affermano anche grazie all’evoluzione legislativa: su concessione di un atto sovrano la compagnia acquista una personalità giuridica autonoma → il patrimonio dell’ente si scinde da quello dei proprietari/capitalisti → i soci/capitalisti ha un ruolo di controllo e di indirizzo dell’impresa; i soci possono consultare i libri dell’impresa, nominano gli amministratori responsabili della gestione, si riuniscono nelle assemblee dei soci, in cui ognuno ha diritto ad un voto. Ogni socio ha poi diritto alla ripartizione periodica degli utili e al rimborso del capitale in fase di liquidazione.

Impresa industriale

XVIII e XIX secolo → rivoluzione industriale; trasformazione nei processi di produzione: vengono introdotti:

  • standardizzazione dei prodotti e dei materiali: metodo con il quale si definiscono ex ante tipologie, dimensioni e caratteristiche dei vari stadi dei processi produttivi e di input e output
  • semplificazione: riduce la quantità di strumenti, metodi e tecniche impiegati nelle combinazioni produttive;
  • meccanizzazione: il lavoro dell’uomo si sostituisce con quello delle macchine, grazie alle invenzioni di questo periodo → divisione del lavoro
  • nuovo rapporto tra impresa e consumatori: viene meno la commessa → produzione di massa

Con l’avvento delle macchine il lavoro si concentra nelle fabbriche, in cui i lavoratori svolgono compiti sempre più precisi e parcellizzati, perdendo di vista l’obiettivo finale del prodotto finito → rapporto impresa-lavoratori: le attività dei lavoratori sono svolti in assoluta continuità sulla base dei vincoli, obiettivi e supervisione del management → nasce il rapporto di lavoro dipendente che introduce una dissociazione tra gli obiettivi dei lavoratori e quelli dell’impresa → conflitti di classe → Marx ed Engels considerano l’impresa industriale come strumento per espropriare il valore prodotto dal lavoratore, cosa possibile a causa delle macchine, prodotto del capitale.

La grande impresa organizzata in forma di società di capitali

  • elevati investimenti nelle attività di produzione, nel marketing, nella distribuzione e nelle reti commerciali di vendita;
  • si afferma come centrale la figura del manager: egli si occupa delle funzioni di direzione e coordina, valuta e pianifica le attività dell’impresa, svolgendo due ruoli fondamentali: deve armonizzare le esigenze immediate dell’impresa con quelle di più ampio respiro e deve creare un tutto il cui valore sia superiore alla somma delle parti, assicurando la solidità a lungo termine della propria compagnia.

Si forma così una nuova classe di individui: il management → assumono un ruolo centrale nella gestione e nel governo dell’impresa.

  • La struttura organizzativa si incentra su una tecno-struttura manageriale, sovente articolata in: organi di amministrazione: definiscono obiettivi generali, prevedono e pianificano piani a lungo e medio termine, nominano i dirigenti, ecc; organi di direzione: trasformano in azioni le decisioni degli organi di amministrazione, programmando, coordinando e controllando tali azioni. Tale struttura favorisce la dissociazione tra proprietà e management (o controllo) dell’impresa, favorita anche dalla innovazioni in materia di diritto societario, per il quale le società di capitali si caratterizzano per:
  1. personalità giuridica frutto dell’autonomia privata e non della concessione sovrana; separazione tra patrimonio impresa e patrimonio capitalisti, che rispondono delle obbligazioni limitatamente ai mezzi finanziari conferiti; 2. il proprietario assume la qualifica di azionista ovvero portatore di un titolo di credito rappresentativo del capitale di rischio dell’impresa; 3. i titoli rappresentativi del capitale di rischio possono essere liberamente scambiati e si apre così un nuovo mercato.
  • Conflitto tra azionisti e management: separazione tra proprietà e controllo → la proprietà tende a non avere più capacità amministrativa, di voto o di iniziativa e spesso non ha nemmeno la capacità di nominare gestori/amministratori; i proprietari e fornitori del capitale di rischio perdono poi anche le prerogative proprie dei creditori, visto che i flussi di reddito loro destinabili sono solo eventuali.
  • Rapporti tra azionisti di maggioranza e azionisti di minoranza: capitale di rischio suddiviso in quote, ciascuna delle quali è rappresentata da titoli liberamente scambiabili sul mercato; tali titoli conferiscono ai loro possessori dei diritti: diritti patrimoniali diretti: diritto a ricevere una parte proporzionale degli utili netti e del patrimonio netto risultante dalla liquidazione, diritto di recesso, diritto di trasferire il titolo a terzi dietro corrispettivo; diritti patrimoniali indiretti : partecipazione alle assemblee dei soci, diritto di voto, diritto di prendere visione del libro dei soci, ecc.

Dalla titolarità discendono però anche obblighi in capo al proprietario: egli deve aver conferito capitale di rischio che rimane nelle alee della gestione; tale conferimento può originare sia nella fase di costituzione dell’impresa sia in fasi successive, in caso di aumenti di capitale → si instaura così un rapporto tra impresa e fornitore di risorse a titolo di pieno rischio, rapporto che si interrompe o col recesso del socio oppure con il trasferimento del titolo a terzi.

L’esercizio dei diritti amministrativi è subordinato al numero di azioni possedute: distinguiamo: azionisti di controllo, che detengono un numero di azioni tali da poter effettivamente gestire e guidare l’impresa; azionisti di minoranza, la cui unica attività è quella di percepire i dividendi; tra gli azionisti di minoranza distinguiamo poi quelli interessati alla gestione, ma che di fatto non la possono controllare, e quelli non interessati alla gestione, come i risparmiatori acquirenti azioni nel mercato azionario; agli azionisti di controllo si riferisce il capitale di comando, a quelli di minoranza il capitale di controllo.

Il capitale di comando concorre ad esprimere il soggetto economico → colui che ha il potere di determinare finalità e indirizzi aziendali, esercitando un controllo finanziario e strategico, ossia potere di indirizzo e di controllo.

Tali conflitti originano i cd “costi di agenzia”, che influiscono negativamente sul reddito d’impresa e la cui riduzione mediante appositi meccanismi di governance è alla base delle economie delle grandi corporation.

Ci sono dei casi in cui però tali conflitti sono limitati e possono rappresentare una buona via per l’organizzazione dell’impresa; ciò avviene se:

  • il proprietario azionista non svolge la funzione di imprenditore (governo impresa e assunzione rischio(, ma tale funzione viene svolta in maniera diffusa nell’impresa;
  • l’impresa si trova in un contesto concorrenziale che spinge i manager a controllare e governare più attentamente i risultati dell’impresa;
  • i manager sono sottoposti al controllo delle opportunità connesse all’offerta dei loro servizi.

In tali condizioni non si avrebbe alcun conflitto tra manager e azionisti.

l’evoluzione dell’impresa non sembra conclusa: si parla di “economia delle reti” → disaccoppiamento tra le fasi di disegno e di produzione del prodotto

→ dispersione delle attività manifatturiere in diverse unità produttive, non necessariamente facenti capo ad un’impresa.

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