Attività innovativa cooperativa: le Joint Venture in ricerca (RJV)

L’attività innovativa cooperativa: Joint Venture in ricerca (RJV)

Grossman e Shapiro (1986): joint venture in ricerca = creazione di u nuovo soggetto economico controllato congiuntamente da almeno due imprese, il cui obiettivo è quello di svolgere attività di ricerca.

Vantaggi RJV:

  • Efficienza del processo innovativo, con lo sfruttamento di economie di scala, creazione di sinergie tra i partner ed eliminazione di duplicazioni di sforzi in R&S (economie in joint venture);
  • Maggiore diffusione dei risultati dell’innovazione (ex post dissemination);
  • Possibilità di stimolare gli investimenti in ricerca (ex ante incentives).

Problemi che riguardano la disciplina antitrust rischio che l’attività di ricerca cooperativa si espliciti in forme di collusione sul mercato del prodotto, riducendo l’efficienza e il benessere dei consumatori. Il problema si aggrava se l’inefficienza diventa dinamica nel mercato della ricerca la joint venture rappresenta esclusivamente un meccanismo di collusione orientato a rallentare il processo di innovazione tecnologica.

Katz e Ordover (1990): analizzano gli effetti della cooperazione ex ante sia sulla dinamica degli investimenti in R&S, sia sul processo di diffusione dei risultati, in presenza di spillover.

Gli investimenti si distinguono in:

  1. Investimenti in R&S della singola impresa
  2. Vettore degli sforzi innovativi dell’intera industria

Gli spillover si distinguono in:

  1. Spillover di mercato
  2. Spillover tecnologici

Caso in cui le imprese decidono autonomamente la loro attività di ricerca:

  • Non esistono spillover tecnologici;
  • Le decisioni cooperative riducono gli incentivi alla R&S se i prodotti sono sostituti (la aumentano se sono complementi) questo perché le decisioni cooperative internalizzano l’esternalità (=effetti della propria attività di R&S sui profitti delle concorrenti) caso di concorrenza: spillover negativi e imprese sotto investono in R&S.

Caso in cui c’è una joint venture in ricerca: le imprese scelgono cooperando il livello degli investimenti che massimizza il profitto congiunto:

  • RJV tra produttori di beni complementari porta ad una riduzione degli investimenti in R&S più contenuta rispetto al caso di beni sostituti.
  • Se l’accordo cooperativo riguarda anche lo sviluppo dell’innovazione e la sua diffusione tra i partner diffusione maggiore rispetto alla stessa attività condotta dalla singola impresa.
  • RJV migliora l’efficacia ed elimina inutili duplicazioni di sforzi in R&S.

D’Aspremont e Jacquemin (1988): cooperazione tecnologica fino allo stadio della produzione in equilibrio gli investimenti in R&S si avvicinano al first best.

Gioco a due stadi:

  1. Nel primo, le imprese svolgono attività di ricerca per ottenere un’innovazione di processo;
  2. Nel secondo, concorrono in quantità sul mercato dei prodotti finali.

Hp: prodotti omogenei, funzione di domanda lineare, costi di R&S quadratici.

Punto centrale: confronto tra attività di ricerca concorrenziale o cooperativa per ridurre i costi di produzione, in presenza di spillover (dati esogenamente).

3 giochi differenti:

  1. Le imprese agiscono in modo non-cooperativo sia nello stadio di ricerca sia in quello della produzione;
  2. Le imprese cooperano nella ricerca, ma concorrono sul mercato dell’output;
  3. Le imprese cooperano sia nella ricerca sia nella produzione.

Risultati: confronto tra 1 e 2 in presenza di spillover elevati, la cooperazione permette di internalizzare l’esternalità della ricerca il livello degli investimenti in R&S cresce con la cooperazione e anche la produzione risulta più elevata rispetto al caso non cooperativo. Introducendo anche la cooperazione nel mercato del prodotto, l’ammontare degli investimenti in ricerca è più elevato rispetto al caso in cui le imprese non cooperino o cooperino solo nello stadio della ricerca. Minore cooperazione = maggiore appropriazione del sovrappiù creato dalla ricerca = stimolo agli investimenti, ma la quantità prodotta nell’equilibrio cooperativo è inferiore.

Implicazioni in termini di benessere sociale: per massimizzare il sovrappiù del consumatore e i profitti è necessario un maggior investimento in R&S e un maggior ammontare di output.

In conclusione modello Jacquemin d’Aspremont: l’aumentare della cooperazione può beneficiare soprattutto le industrie con un numero ristretto di imprese, caratterizzate dalla presenza di spillover nell’attività di ricerca. Risultato ripreso e generalizzato

CHOI (1993): variante del modello a due imprese, in cui l’innovazione è un evento incerto, ma la sua probabilità di successo aumenta all’aumentare degli investimenti in R&S. lo spillover influenza l’appropriabilità dell’innovazione interviene nella facilità con cui l’impresa può imitare l’innovazione della concorrente. L’autore dimostra che per un determinato valore delle esternalità tecnologiche vi è sempre un vantaggio per le due imprese nella creazione di una RJV.

KAMIEN, MUELLER, ZANG (1992): lo spillover non è fisso, ma varia nel caso le imprese conducano l’attività di R&S in modo congiunto o separatamente. Distinguono 3 casi nello stadio della ricerca:

  1. Attività di ricerca svolta in modo coordinato;
  2. Divisione dei risultati = conoscenza derivanti dall’attività innovativa;
  3. 1 + 2 assieme.

Le imprese competono sul prezzo (à la Bertrand) nel mercato del prodotto.

Gioco non cooperativo a due stadi:

  1. Nel primo, le imprese investono in R&S con l’obiettivo di ridurre i costi unitari di produzione;
  2. Nel secondo, concorrono nel mercato del prodotto.

Per spillover sufficientemente elevati, la riduzione dei costi unitari di produzione è maggiore nel caso di R&S cooperativa rispetto alla R&S non cooperativa. Tale risultato si poggia sull’esistenza di due tipi di esternalità:

  1. Ciascuna impresa realizza che il proprio investimento in R&S si trasformerà anche in una riduzione dei costi di produzione dei concorrenti attraverso gli spillover diminuisce gli incentivi dell’impresa ad investire in ricerca;
  2. Gli investimenti in ricerca di ciascuna impresa influenzano i profitti dei concorrenti. Effetti ignorati qualora non vi sia cooperazione; ma qualora le imprese coordinino la loro attività per massimizzare il profitto congiunto, tale diseconomia viene internalizzata.

La cooperazione nel primo stadio è caratterizzata da una riduzione dei costi di produzione e da un aumento dei profitti; nel secondo stadio da un livello dei prezzi di equilibrio più basso della collaborazione in R&S beneficiano sia i produttori sia i consumatori (stesso risultato per RJV cooperativa e RJV non cooperativa).

La cooperazione sia nella ricerca sia nella produzione comporta il massimo livello di benessere sociale. Azione coordinata preferibile alle singole azioni individuali grazie all’internalizzazione degli spillover. Nelle RJV non cooperative queste economie di scala non vengono sfruttate e i comportamenti di free-riding potrebbero dominare (es: investire poche risorse o risorse di bassa qualità nella RJV per ridurre i costi e fare maggiori profitti a spese dei partner).

LEAHY, NEARBY (1997): generalizzazione del modello di J., d’A., introducendo funzioni di domanda non lineari, concorrenza sia di quantità che di prezzo, presenza di un numero n > 2 di imprese. Obiettivo: isolare gli effetti del comportamento strategico delle imprese e della valenza della cooperazione, in presenza di spillover.

Risultati: quando le imprese non si comportano strategicamente, la cooperazione in ricerca, con spillover strettamente positivi, comporta un livello più elevato sia dell’output che della R&S.

Se le imprese si comportano invece strategicamente, sia l’output sia l’investimento in R&S di equilibrio risultano inferiori (con un livello di spillover maggiore).

Implicazioni dal punto di vista del benessere sociale: la cooperazione in assenza di comportamenti strategici permette il raggiungimento della soluzione di first best; in caso di comportamenti strategici è necessario un sussidio all’attività di R&S per replicare il medesimo risultato; sussidio che risulta maggiore nel caso cooperativo rispetto a quello non cooperativo.

SALANT, SHAFFER (1998): contesto asimmetrico in cui le imprese investono diversi ammontare di risorse in R&S in questo caso la creazione di un RJV può incrementare il benessere sociale anche in assenza di spillover.

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