Innovazione e occupazione

INNOVAZIONE E OCCUPAZIONE

Gli approcci neoclassici considerano l’innovazione come un cambiamento nelle tecniche produttive adottate dall’insieme dell’economia, che porta crescita economica e occupazione. Limite: natura esogena della tecnologia. Un approccio aderente alla realtà, deve considerare dall’inizio la natura disequilibratrice del cambiamento economico. I neo-schumpeteriani Hanno sostenuto che le economie avanzate sono caratterizzate dall’ emergere di un nuovo paradigma tecno economico basato sulle tecnologie dell’informazione e comunicazione. Queste profonde trasformazioni tecnologiche distruggono e creano una grande quantità di posti di lavoro; l’entità e la distribuzione di tali variazioni occupazionali dipendono dalla natura e dai contenuti delle specifiche innovazioni introdotte, e dalla velocità della loro adozione. Inoltre i nuovi posti di lavoro possono emergere in aree diverse e richiedere diverse qualifiche, provocando squilibri e distorsioni; la rapidità dei processi di aggiustamento e quindi cruciale ed è alla base della distinzione tra disoccupazione frizionale, assorbita facilmente da mercati del lavoro che funzionano adeguatamente, e disoccupazione tecnologica. Per una crescita prolungata e sostenibile l’innovazione deve adattarsi ai bisogni sociali e alla domanda dell’economia. Il cambiamento tecnologico deve essere affiancato dal cambiamento organizzativo, da nuove istituzioni regole, da processi di apprendimento, dal comparire di nuovi settori produttivi, mercati, e dall’ espansione di una nuova domanda. È dunque necessario un lungo periodo di tempo prima che diventi evidente l’impatto di tali trasformazioni sulla crescita economica e sull’occupazione.

Nuovi prodotti, processi, organizzazioni:

Schumpeter Ha definito l’innovazione di prodotto come l’introduzione di un nuovo bene o di una nuova qualità di un bene, e l’innovazione di processo come l’introduzione di un nuovo metodo di produzione, o di un nuovo modo di commercializzare un bene.

le innovazioni di processo portano a una maggiore efficienza della produzione, con risparmi di lavoro e di capitale, con la potenzialità di riduzione dei prezzi. Il risultato abituale è una maggiore produttività e la perdita di occupazione. Ma se vi è un elevata elasticità della domanda, l’aumento della qualità o la riduzione dei prezzi derivanti dall’ innovazione di processo, può portare maggiori posti di lavoro.

Nuovi prodotti possono essere innovazioni radicali, miglioramenti incrementali sulle innovazioni precedenti, o imitazioni di prodotti già realizzati in altri paesi o imprese. In generale le innovazioni di prodotto aumentano la varietà e la qualità dei beni e possono aprire nuovi mercati, portando, quando l’elasticità è elevata, a maggior produzione e occupazione. Ma i nuovi prodotti possono anche sostituire semplicemente i vecchi con scarsi effetti economici, o essere progettati per ridurre i costi, con un effetto simile alle innovazioni di processo.

Se il nuovo bene è un bene d’investimento, questi ultimi hanno una doppia natura: emergono come nuovi prodotti nelle industrie che li realizzano, e diventano innovazioni di processo per le industrie che li acquistano. I loro effetti occupazionali sono positivi nei settori che producono macchinari, e negativi, Se gli effetti compensativi della domanda sono insufficienti, nei settori che introducono nuovi investimenti.

Molto spesso le imprese introducono contemporaneamente innovazioni di processo e di prodotto. La scelta riguarda la strategia adottata: se l’impresa sceglie una strategia di competitività di prezzo sarà orientata verso innovazioni di processo; Se invece si orienta verso strategie di competitività tecnologica, tenderà a generare innovazione di prodotto. Anche l’innovazione organizzativa influenza la quantità e qualità dell’occupazione ed è spesso legata strettamente all’ introduzione di nuove tecnologie.

Innovazione, imitazione, adozione e utilizzo

Le conseguenze occupazionali delle nuove tecnologie dipendono dalle modalità della loro applicazione nelle attività produttive. Le imprese innovano quando introducono per la prima volta sul mercato un nuovo prodotto sviluppano un nuovo processo; gli inseguitori nella stessa industria possono imitarli. Le imprese possono adottare nuovi processi utilizzare nuovi prodotti sviluppati in altri settori, portando alla diffusione delle innovazioni in tutta l’economia.

Gli effetti sulla quantità di occupazione

Gli effetti diretti a livello di impresa

Studi empirici basati sull’analisi di un panel di imprese mostrano che l’innovazione ha un effetto positivo sull’occupazione. Le imprese che realizzano nuovi prodotti e anche nuovi processi crescono più in fretta ed espandono l’occupazione maggiormente delle imprese non innovative, indipendentemente dal settore di appartenenza, dalle dimensioni, o da altre caratteristiche. Alcuni studi suggeriscono che gli effetti positivi sull’occupazione sono legati alla presenza di innovazioni organizzative accanto a quelle tecnologiche. Tuttavia gli studi a livello di impresa sul rapporto innovazione occupazione non sono in grado di documentare sui guadagni di produzione e i posti di lavoro delle imprese innovative siano ottenuti a spese delle imprese concorrenti o se ci sia un effetto netto sull’insieme del settore.

Inoltre quando si considera un panel di imprese la distruzione o la creazione di posti di lavoro potrebbe essere dovuta anche all’entrata o all’uscita di imprese dal panel stesso. Perciò è necessario condurre un’analisi a livello di settore.

Gli effetti a livello settoriale

Le analisi a livello settoriale considerano non solo gli effetti diretti che l’innovazione ha sui posti di lavoro nelle imprese, Ma anche l’impatto indiretto all’interno del settore, legato alla redistribuzione competitiva di produzione e occupazione delle imprese meno dinamiche a quelle più innovative, e all’ evoluzione della domanda che risulta dalla riduzione dei prezzi resa possibile dall’innovazione.

Gli studi settoriali mostrano che gli effetti occupazionali dell’innovazione sono positivi nelle industrie caratterizzate da un’alta crescita della domanda e da un orientamento verso innovazione di prodotto, mentre l’innovazione di processo provoca perdite di posti di lavoro. L’effetto complessivo varia a seconda dei paesi e dei periodi considerati, ma attende essere tanto più positivo quanto più alta è la dinamica della domanda, l’importanza dei settori innovativi nell’economia e dell’innovazione di prodotto all’interno dei settori.

Per quanto riguarda l’industria manifatturiera, gli studi che utilizzano le indagini sull’innovazione mostrano che in Europa le variazioni dell’occupazione sono influenzate positivamente dalla dinamica della domanda e dalle innovazioni di prodotto, E negativamente dai costi salariali ed al rilievo delle innovazioni di processo; ciò riflette il prevalere di un modello di cambiamento tecnologico orientato alla sostituzione di lavoro. Nella fase di modesta crescita dagli anni 90 a oggi, le industrie europee hanno visto prevalere gli effetti delle innovazioni di processo, con risultati generalmente negativi sull’occupazione.

I risultati per il settore dei servizi non si discostano molto da quelli della manifattura. Gli studi sull’Italia hanno mostrato un effetto complessivo negativo, concentrato sulle imprese di maggiori dimensioni, sui lavoratori a basse qualifiche, sui settori ad alta intensità di capitale e legati alla finanza e dove l’impatto delle ICT è stato più ampio. Le imprese minori e le attività di maggiore intensità tecnologica mostrano invece incrementi di occupazione.

È stata soprattutto la crescente concorrenza internazionale a spingere le imprese a strategie di ristrutturazione, con la prevalenza di innovazioni di processo e dunque degli effetti di sostituzione del lavoro. L’esperienza americana dagli anni 90 ha registrato invece un elevata crescita della domanda e dell’occupazione.

Gli effetti di compensazione a livello macroeconomico

Un approccio macroeconomico è invece quello tipico del dibattito sui meccanismi di compensazione che vede contrapposto chi sostiene che il sistema economico disponga di meccanismi automatici che assicurano il recupero dei posti di lavoro persi per effetto dell’innovazione, a chi ne sottolinea invece limiti e sostiene la possibilità di una disoccupazione tecnologica. In questo approccio l’innovazione viene concettualizzata come innovazione di processo, e si assume di regola l’equilibrio nel mercato dei prodotti mentre non viene considerato alcun vincolo di domanda sulla base del funzionamento della legge di Say.

Esistono diversi meccanismi di compensazione (che Possono compensare la disoccupazione tecnologica)

  1. il meccanismo di compensazione attraverso la riduzione dei prezzi: le nuove tecnologie possono rendere possibile diminuzione dei prezzi, aumento della competitività internazionale e della produzione, compensando le perdite di posti di lavoro dovuto all’innovazione iniziale. Questo esito tuttavia presuppone un’elevata elasticità della domanda rispetto al prezzo dei beni, la decisione delle imprese di tradurre gli incrementi di produttività legata all’innovazione in prezzi inferiori e l’assenza di potere oligopolistico nei mercati.
  2. Il meccanismo di compensazione attraverso le nuove macchine può creare posti di lavoro nei settori in cui sono prodotti nuovi mezzi di produzione; tuttavia, sia a livello aggregato che di impresa, la logica della meccanizzazione è per definizione legata ai risparmi sull’impiego complessivo di lavoro, limitando così il rilievo di questo meccanismo.
  3. Meccanismo di compensazione attraverso nuovi investimenti: gli extra profitti temporanei ottenuti dall’ innovatore possono essere trasformati in nuoviinvestimenti.se le aspettative di profitto sono favorevoli e se opera la legge di Say; questo tuttavia può si espandere la capacità produttiva EI posti di lavoro sia introdurre ulteriori effetti di sostituzione del lavoro.
  4. Il meccanismo di compensazione attraverso la riduzione dei salari è tipico della visione neoclassica; In base adesso i salari dovrebbero ridursi e le imprese assumere più lavoratori. Però questo meccanismo si fonda su ipotesi molto restrittive, Come la presenza di mercati concorrenziali e la flessibilità dei salari e del mercato del lavoro.
  5. Meccanismo basato sull’aumento dei redditi: Una parte dei benefici dell’innovazione potrebbe essere distribuita sull’aumento dei salari; tuttavia, un aumento salariale di questo tipo difficilmente può essere grande abbastanza da sostenere la dinamica della domanda aggregata.
  6. Nuovi prodotti possono condurre a nuove attività economiche a nuovi mercati, conducendo ad effetti di welfare, oppure possono semplicemente rimpiazzare beni esistenti con effetti di sostituzione.

Vivarelli Ha sviluppato un modello per esaminare i meccanismi di compensazione negli Stati Uniti e in Italia. Il meccanismo attraverso la riduzione dei prezzi è emerso come il più efficace, e gli effetti positivi di nuovi prodotti e dei mercati del lavoro flessibili hanno operato negli Stati Uniti dove nuovi posti di lavoro sono stati offerti, ma non in Italia, dove si sono registrate perdite nette di posti di lavoro.

I risultati di questi studi suggeriscono che l’impatto dell’innovazione dipende dalle condizioni macroeconomiche ed ai fattori istituzionali dei diversi paesi. Gli effetti sull’occupazione sono in genere più positivi nell’economia capace di generare nuovi prodotti virgola di investire in nuove attività e di rispondere con nuova domanda alle riduzioni dei prezzi dei beni innovati.

Sintesi: sia gli studi settoriali che quelli aggregati mostrano la possibilità che si verifichi una disoccupazione tecnologica quando settori o paesi vedono prevalere innovazioni di processo in contesti di debole domanda. Le imprese che innovano sia nei prodotti che nei processi possono riuscire ad accrescere produzione occupazione indipendentemente dal contesto economico, ma spesso il loro successo e ottenuto sottraendo entrambe alle imprese non innovative. Le specificità dei settori, paesi e condizioni macroeconomiche sono determinanti per i risultati che emergono dagli studi empirici.

Tutte le considerazioni precedenti hanno preso in considerazione economie nazionali o addirittura chiuse. Se si prendono in considerazione economie aperte il quadro si complica notevolmente.

Gli effetti sulla qualità dell’innovazione

Una vasta letteratura sul cambiamento tecnologico che favorisce le qualifiche più elevate (skill biased) sostiene che i processi innovativi sostituiscono lavoro non qualificato con lavoro con maggiori competenze e aumentano le disuguaglianze salariali. In effetti, un’ elevata complementarietà tra tecnologie qualifiche professionali ha caratterizzato la maggior parte del ventesimo secolo, quando l’innovazione ha probabilmente sempre avuto una natura skill biased, in contrasto con la tendenza opposta tipica del diciannovesimo secolo, quando la meccanizzazione portò alla perdita delle qualifiche professionali degli artigiani.

Skill biased technical change

Molti studi sostengono che negli ultimi 20 anni la tendenza di lungo periodo all’ aumento delle qualifiche degli occupati è stata accelerata dall’ introduzione delle tecnologie dell’informazione e comunicazione. Alcuni studi hanno annoverato tra gli effetti della tecnologia una riduzione della domanda di lavoratori meno qualificati. Altri studi hanno mostrato che le nuove tecnologie sono adottate più diffusamente in impianti con lavoratori più qualificati, ma non accrescono la domanda di qualifiche.

Nelle industrie americane tra il 1970 e il 1985, La spesa per computer e nuovi investimenti è stata associata a una crescente domanda di lavoratori con elevate competenze cognitive, anche se con differenze tra settori e tipo di occupazione. La questione però è molto più complessa: negli Stati Uniti la struttura dell’occupazione ha registrato una crescente polarizzazione, con la crescita delle qualifiche più elevate di quelle più basse, un fenomeno che ha cause ben più complesse che non l’introduzione delle tecnologie ICT e la loro complementarità con le qualifiche più elevate.

La polarizzazione salariale

Per quanto riguarda il rapporto tra innovazione e polarizzazione salariale, nel confrontare Europa e Stati Uniti troviamo che negli ultimi vent’anni i posti di lavoro a bassa qualifica EA basso salario sono cresciuti più rapidamente negli Stati Uniti che in Europa. Lo skill biased technical change Potrebbe descrivere i cambiamenti in Europa, in cui un offerta di lavoro stagnante con maggiori livelli di istruzione, combinata con una lenta crescita aggregata e forti pressioni competitive, ha spinto le imprese e le industrie europee ad adottare innovazioni tecnologiche e organizzative che hanno favorito lavoratori più qualificati. In Europa, questi effetti sono stati attenuati dalla regolamentazione dei mercati del lavoro, dalla forza del sindacato e dalle istituzioni esistenti. Negli Stati Uniti un elevata crescita di nuovi posti di lavoro al vertice alla base della struttura delle qualifiche, unita alla debolezza del sindacato, ha prodotto invece un’elevata polarizzazione salariale.

Gli effetti dell’innovazione organizzativa

L’introduzione di innovazioni di prodotto e di processo richiede in genere cambiamenti organizzativi per poter realizzare i potenziali incrementi di produttività. Studi sull’Europa hanno mostrato che il cambiamento organizzativo è più importante di quello tecnologico nel modificare la struttura delle qualifiche professionali, ma non conduce in genere ad aumenti occupazionali.

Nuove tecnologie e modelli organizzativi che assegnano maggior controllo i lavoratori possono condurre ad aumenti di qualifiche produttività. Viceversa, una strategia fondata su ristrutturazione ed eliminazione di posti di lavoro può unire modelli organizzativi centralizzati e innovazioni di processo che sostituiscono lavoro.

Nel lungo periodo è indubbio che il cambiamento tecnologico è associato al miglioramento delle qualifiche dei salari di alcuni lavoratori, ma occorre considerare anche molti altri fattori specifici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *