L’economicita’

L’economicita’ assurge a paradigma di ogni azienda: è un insieme di principi a cui l’azienda deve far riferimento nelle sue scelte: le scelte fatte in economicita’ hanno due principali caratteristiche:

  1. sono volte alla sopravvivenza dell’azienda e al miglior perseguimento dei suoi fini;
  2. sono scelta che portano ad operare coerentemente con i fini aziendali e a verificare costantemente la congruita’ dei risultati ottenuti in relazione alle risorse impiegate.

Come si realizza

Condizioni necessarie affinchè un’azienda operi in economicita’ sono:

  • equilibrio economico-finanziario;
  • efficacia (raggiungimento degli obiettivi aziendali);
  • efficienza (miglior raggiungimento degli obiettivi aziendali: intendendo con “miglior” la possibilita’ di raggiungere i fini aziendali con il minor spreco di risorse possibile).

L’efficienza viene controllata mediante il controllo di gestione che consta di due diverse analisi:

  1. analisi del rendimento dei fattori produttivi: essa si basa su un dato, ottenuto dividendo la quantita’ di fattore produttivo utilizzato per la quantita’ di prodotto ottenuta; questo dato indica l’efficienza di una determinata produzione e va comparato innanzitutto nel tempo: permette così di verificare se, col passare del tempo, il rendimento di un certo prodotto è aumentato o diminuito; va poi comparato con il rendimento standard: esso è il rendimento che un determinato fattore produttivo dovrebbe avere in condizioni medio-normali; va inoltre comparato nello spazio, ossia col rendimento che altre aziende hanno riscontrato per quello stesso fattore, ricordando che tale comparazione incontra dei limiti nella concorrenza (un’azienda che vada bene non ha certo interesse a divulgare i suoi “trucchi”) e nella stessa posizione spaziale (un’azienda in America ha meno spese per il carburante essendpo più vicina alla materia prima dell’Italia). Se da questa analisi derivasse la conoscenza di una eventuale inefficienza di un qualche fattore produttivo, l’azienza dovrebbe: vedere l’efficienza di fattori produttivi ad esso collegati: potrebbe accadere che una straordinaria efficienza di essi vada a giustificare e compensare l’inefficienza del fattore inizialmente analizzato; occorre poi tener sempre bene presente anche la qualita’ del prodotto ottenuto: se essa è ottima, il giudizio di inefficienza potrebbe cambiare.
  2. analisi dei costi di produzione: essa è molto difficile da eseguire in quanto solo alcuni costi sono direttamente imputabili al prodotto ottenuto (i c.d. costi diretti variabili), mentre gli altri sono invece indiretti, e dunque difficili da attribuire. Esistono quindi due diverse configurazioni di costo: il full costing prende in esame sia costi diretti che costi indiretti e giunge ad una grandezza molto convenzionale: convenzionali e diversi da azianda ad azienda sono infatti i metodi utilizzati per imputare i costi indiretti ad un determinato prodotto; il direct costing prende invece in esame solo i costi diretti variabili, giungendo ad una grandezza più precisa, ma allo stesso tempo incompleta, perché non solo i costi diretti variabili, ma anche quelli indiretti, hanno in realta’ concorso al costo del singolo prodotto. Vista la difficolta’ di giungere ad un risultato preciso ed univoco, le aziende rinunciano a determinare il costo di produzione e tendono maggiormente a considerare

Il margine di contribuzione:

esso si ottiene sottraendo al ricavo del prodotto il suo costo diretto variabile: il risultato ottenuto indica la capacita’ del prodotto di contribuire alla copertura dei costi fissi di struttura: in base ai risultati ottenuti sulle diverse produzioni, l’azienda potra’ capire su quale produzione le conviene maggiormente puntare e impostare dunque la sua politica di produzione.

Un margine di contribuzione alto non deve però indurre l’azienda ad eliminare completamente le produzioni che ne hanno invece uno più basso, questo per diverse ragioni:

  1. innanzitutto, eliminando le produzioni con margine più basso, quella che lo ha più alto, rimarrebbe da sola nel suo compito di assorbimento dei costi fissi, e potrebbe non essere in grado;
  2. inoltre, eliminando le produzioni con margine più basso, l’impresa dovrebbe aumentare la produzione con margine più alto, ma nessuno le garantisce che conseguentemente anche la domanda per quella stessa produzione aumentera’; quindi, l’offerta potrebbe superare la domanda;
  3. occorre fare attenzione al collegamento tra le varie produzioni aziendali: se la produzione con margine più alto è legata a quelle con margine più basso (ad esempio sedie e tavoli), potrebbe non aver senso eliminare quella con margine più basso, dal momento che tale eliminazione potrebbe causare una minor vendita anche della produzione con margine di contribuzione più elevato.

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