Condizioni necessarie affinché l’accumulazione del capitale porti all’investimento e dunque alla crescita:
- Disponibilità di risparmio: senza di esso non si potrebbe accumulare capitale e dunque non si potrebbe investire;
- Domanda di mercato (per i beni prodotti grazie all’investimento nelle imprese): collegato a 1.; se manca la domanda il processo di accumulazione del capitale risulta molto difficoltoso;
- Esistenza di imprese: nei PVS l’impresa non è un’entità formalizzata e diffusa. L’impresa dovrebbe trasformare la disponibilità di capitale in investimenti e dunque in crescita, ma nei PVS questo processo non è così meccanico, spesso le imprese stesse mancano e dunque i modelli (teorici, di crescita e sviluppo) perdono rilevanza;
- Diritti di proprietà e contratti: se ci sono l’attività economica e le sue transazioni sono regolate; si tratta di diritti scontati nei paesi avanzati, ma la loro presenza non è altrettanto scontata nei PVS, dove spesso vengono a mancare, creando una situazione di incertezza economica che scoraggia gli investimenti;
- Accesso alle materie prime e agli input intermedi: elemento necessario affinché la produzione possa avvenire, ma in molti PVS è reso difficoltoso da vari fattori: le materie prime o altri input devono spesso essere importati perché mancano –> il settore manifatturiero è infatti spesso debole nei PVS. Ciò rende difficile il reperimento degli input produttivi specialmente nei periodi di crisi;
- Sistema finanziario efficiente: non sempre presente nei PVS: il sistema di raccolta e allocazione di risparmio spesso è assente –> si tratta di uno dei maggiori fattori di debolezza dei PVS.
Elementi che influenzano il processo di accumulazione del capitale:
- Esistenza di una classe imprenditoriale: motore del processo di sviluppo nei paesi industrializzati; l’imprenditore è colui che scegli e organizza i profitti che ottiene mediante la scelta degli investimenti. Nella periferia (PVS) questo non è avvenuto, e la classe imprenditoriale non si è sviluppata per varie cause: a) una di queste è l’influenza del periodo coloniale: i PVS che non erano stati inseriti nel processo produttivo della madrepatria hanno visto uno scarso sviluppo della classe imprenditoriale (ad esempio perché l’influenza della madrepatria si limitava al semplice sfruttamento delle risorse presenti nei PVS); b) elìte locali poco interessate all’attività imprenditoriale: nei PVS si tende a privilegiare l’attività commerciale; c) commercio e sfruttamento delle risorse naturali: tanto più sono presenti, tanto meno è probabile che esista una classe imprenditoriale –> maggiore attenzione al commercio.
- Caratteristiche del settore agricolo: il settore agricolo è fondamentale e prevalente nei PVS, soprattutto in termini di occupazione e sussistenza; ma nella maggior parte dei casi si tratta di un settore arretrato, caratterizzato da produzione solo per l’autoconsumo o per l’esportazione (spesso in mano a multinazionali) –> contesto non favorevole al processo di accumulazione –> non crea valore aggiunto; inoltre il settore agricolo non è organizzato in maniera capitalistica; è legato a forme di contratto e di proprietà arcaiche: a) latifondo e proprietà comune; b) share cropping –> accordo tra proprietari e lavoratori. Si tratta di forme che ci appaiono obsolete ma che in realtà trovano la loro ragion d’essere nei contesti dei PVS: limitano infatti il rischio e riducono i costi di transazione; il latifondo e la proprietà comune assicurano inoltre un minimo di sussistenza per tutti i componenti del villaggio.
- Informalità: caratterizza gran parte della attività economica nei PVS; le micro e piccolissime attività economiche sono tese alla sopravvivenza e non all’espansione, utilizzano quindi tecniche obsolete-tradizionali, non necessitano neanche di investimenti, e non sono registrate –> no contratti di lavoro per i lavoratori, basso uso di capitale, esclusione dall’accesso al credito. Difficoltà ad espandere l’attività economica e dunque ad investire. Il ricorso all’informalità è quindi favorito dalla struttura produttiva dei PVS, in cui la presenza di grandi imprese è ridotta così come lo è, di conseguenza, l’occupazione in esse.
- Imprese straniere e Stato: in molti PVS il processo di industrializzazione è stato portato avanti dallo Stato o da imprese straniere (multinazionali) –> limiti per quanto riguarda l’investimento: le imprese straniere ordinano infatti, in genere, il rimpatrio dei profitti –> nel breve periodo sfruttano le risorse nei PVS, ma quando lasciano il Paese creano un “buco imprenditoriale” (nel lungo periodo) –> manca il reinvestimento. Lo Stato è formato da una burocrazia che mette in essere sprechi, che manca di progettualità; lontano dall’essere un’entità benevola, è piuttosto self-interest. La volontà dello Stato soffoca ed esclude gli imprenditori privati. Se Stato e imprese straniere sono entità esclusive indeboliscono il sistema economico domestico.
- Efficienza dei mercati: il mercato del lavoro è caratterizzato da una bassa mobilità che rende difficoltoso il collocamento degli stessi lavoratori; anche gli input lavorativi o mancano o comunque sono difficilmente reperibili. Anche l’ottenimento degli input intermedi è difficoltoso (es: infrastrutture); per quanto riguarda il mercato dei beni, gli scambi sono limitati soprattutto a causa di mancanza di strade o situazioni di guerra. I programmi di sviluppo (approccio coordinato dei governi) dovrebbero risolvere l’inefficienza dei mercati, seguendo diversi obiettivi/strumenti: a) aumentare l’investimento (ad esempio con incentivi, al fine di aumentare così anche la produzione); b) espandere l’industria domestica, anche attraverso la c) creazione di grandi imprese, d) adozione di misure protezionistiche. Interventi spesso fallimentari, perché oltre al mercato anche lo Stato spesso fallisce (fallimenti dello Stato).
- Capitale fisso sociale: importante è la dotazione di infrastrutture, affinché gli investimenti siano effettivamente redditizi: es: trasporti, comunicazione. fornitura di servizi essenziali come acqua ed energia. Nei PVS i grandi investimenti richiesti per creare infrastrutture e l’obiettivo di natura sociale (bene pubblico) giustifica la gestione da parte dello Stato. Le dotazioni infrastrutturali hanno una relazione biunivoca con lo sviluppo: una buona dotazione di infrastrutture incentiva lo sviluppo e la crescita, ma lo sviluppo allo stesso tempo migliora la rete infrastrutturale di un Paese, così come la crescita fa aumentare la domanda di siffatti servizi.
- Sistema finanziario: bassi risparmi (cause dei bassi risparmi nei PVS: valori tradizionali non ispirati alla parsimonia: ci sono altri problemi avvertiti come maggiormente preminenti; basso reddito; debolezza del sistema di intermediazione finanziaria) –> difficile raccogliere i risparmi nei PVS –> ricorso a diverse fonti di finanziamento: a) microfinanza: i collaterali sono ridotti, sostituiti con legami personali che assicurano l’obbligo alla restituzione dei credito, con effetti ambigui nel lungo periodo; b) risparmio forzato: risparmio raccolto dallo stato (tasse) per finanziare investimenti pubblici; essendo difficile applicare l’imposizione sul reddito si suole ricorrere a b1) monopolio pubblico di commercio: il governo locale acquista forzosamente i prodotti ad un prezzo da lui stesso fissato; b2) dazi sulle importazioni: si tratta infatti di quella parte di attività economica che lo Stato può meglio controllare; c) capitale straniero: con Investimenti Diretti Esteri (IDE) o prestiti internazionali –> controproducenti perché poi era difficile restituire il debito, soprattutto a seguito della crisi del debito degli anni ’80; aiuti allo sviluppo –> spesso inadeguati a raggiungere gli obiettivi, aumentando inoltre la dipendenza dai donatori.