I modelli rischio-redditività tendono a quantificare il rischio, prevedendo che la volatilità dei risultati attesi sia misurabile in base alla distribuzione dei rendimenti conseguiti attorno a un rendimento medio atteso → rischio considerato come una variabile aleatoria in termini probabilistici.
Tale quantificazione è però spesso accompagnata da informazioni inadeguate e indeterminatezza della realtà osservata → distinzione tra rischio e incertezza: il primo esprime una volatilità misurabile → rischio finanziario la cui evoluzione può essere espressa mediante una distribuzione di probabilità; la seconda riguarda eventi non prevedibili → rischio di business evento atteso di cui si ha una conoscenza limitata e per il quale dunque non è possibili determinare una distribuzione di probabilità. Le decisioni di impresa sono migliorabili dunque solo se è possibile attribuire un peso a eventi futuri, e tale possibilità diminuisce al crescere dell’instabilità ambientale = rapidi cambiamenti dell’ambiente in cui l’impresa opera.
Ambiguità decisionale: emerge anch’essa in relazione alla difficoltà di attribuire pesi ad aventi futuri, ma essa è una conseguenza dell’incertezza, nel senso che la carenza di informazioni e conoscenze spinge individui e organizzazioni a formulare diverse ipotesi circa la probabilità di accadimento futuro di un certo evento → considerare simultaneamente più probabilità per ogni scenario esaminato (es: per ogni livello di domanda ipotizzato, ci sono due o più probabilità circa l’apparato produttivo).
Gli strumenti decisionali che si fondano sulla teoria di Savage (subjective expected utility, SEU) tendono ad eliminare tale ambiguità, considerando che gli attori economici ricercano la massimizzazione del risultato applicando un’unica probabilità a ogni scenario atteso. Ma nonostante ciò la scelta delle singole probabilità sarà comunque accompagnata da dubbi e incertezze.
Il livello di ambiguità aumenta se il soggetto decisionale è un organo collegiale.
Incertezza e ambiguità provocano una maggiore avversione a intraprendere iniziative innovative o comunque caratterizzate da discontinuità rispetto al passato e si passa da una logica massimizzante a una minimizzante, basata sulla ricerca del migliore risultato nell’ambito di ipotesi minime.
Esiste poi una relazione biunivoca tra incertezza e ambiguità da un lato e dinamismo ambientale dall’altro: nuovi fenomeni e idee imprenditoriali rendono più sfocate le analisi rischio-rendimento e ciò rende le decisioni di impresa già affermate molto incerte e ambigue e ciò favorisce la possibilità che nascano imprese innovative, che a loro volta favoriscono il dinamismo ambientale stesso; al contrario, in una situazione di stabilità ambientale le analisi rischio rendimento sono chiare, ciò rende poco incerte e ambigue le decisioni delle imprese esistenti che dunque si rafforzano contribuendo a mantenere la stabilità ambientale stessa.