Introduzione:
La definizione di impresa quale complesso organizzato al raggiungimento di uno scopo, fa emergere l’importanza in essa dell’organizzazione.
L’attività dell’organizzazione
L’impresa, vista la centralità in essa dell’individuo, il quale è indispensabile in ogni decisione, viene definita come un sistema socio-tecnico.
l’individuo costituisce inoltre un fattore peculiare rispetto agli altri, in quanto l’impresa può esercitare un diritto di proprietà solo sul flusso di servizio che scaturisce dal lavoratore, ma non sul lavoratore stesso.
Con l’evoluzione dell’impresa e la conseguente divisione del lavoro, ogni lavoratore assurge determinati compiti e si crea una dissociazione tra tali compiti e gli obiettivi dell’organizzazione stessa; ciò causa dei problemi:
- problema della fedeltà: volontà di continuare a fornire la propria prestazione in quell’impresa e non in altre;
- problema del contributo: livello di sforzo impiegato nello svolgere la propria attività;
- problema del coordinamento: modalità con cui la prestazione di servizio è svolta;
- problema dell’adattamento: disponibilità a modificare il modo cui le attività lavorative sono svolte.
tali decisioni incidono sul raggiungimento da parte dell’impresa del proprio obiettivo; dunque la funzione di organizzazione dovrebbe creare un contesto all’interno del quale i lavoratori siano portati a fare scelte che siano coerenti con l’obiettivo dell’impresa: es: incentivi non solo monetari ma anche in chiave di possibilità di carriera.
Il raggiungimento di tale atmosfera è indice del raggiungimento di un equilibrio organizzativo: diffusa armonia tra il servizio prestato dal lavoratore all’impresa e i benefici che derivano all’individuo da tale servizio.
Se da una parte la divisione del lavoro favorisce la specializzazione, dall’altra però, fa accrescere i costi di coordinamento che si rendono necessari vista la parcellizzazione del lavoro e le interdipendenze tra le varie attività produttive. Tale divisione fa inoltre accrescere i costi di agenzia legati alla rottura tra centro decisionale e centro esecutivo.
Tali costi sono tanto più elevati quanto più grande è la dimensione dell’impresa; i decisori di un’impresa dovranno dunque creare un contesto interno con una divisione del lavoro che sia però in grado di contenere tali costi.
Le risorse umane con le loro capacità sono una risorsa essenziale per le imprese e visto che queste ultime non vi possono esercitare un diritto di proprietà, quelle che investono in addestramento del personale, non potendo mantenere quest’ultimo al loro interno in caso di decisione del lavoratore di andare in un’altra impresa, quest’ultima trarrà beneficio dall’addestramento della prima.
Ci si interroga dunque in quali circostanze un’impresa possa far leva sul fattore umano per realizzare le condizioni di efficienza, efficacia e redditività. Innanzitutto le capacità degli individui possono essere distinte in capacità generiche (es: buona comunicazione) e capacità specifiche (es: come individuare la persona a cui chiedere in caso di bisogno).
Le condizioni di efficienza, efficacia e redditività di un’impresa si basano largamente sulle capacità specifiche dell’individuo, che possano essere utili all’impresa stessa. Infatti le capacità generiche sono piuttosto omogenee tra gli individui e sono tanti a possederle: si ha dunque un mercato ampio in cui l’impresa può scegliere la capacità generica di cui ha bisogno, senza farne venir meno la disponibilità per altre imprese della stessa, vista l’ampiezza del mercato di tali capacità. Gli individui con capacità specifiche sono invece minori, e ciò rende più difficile l’acquisto dei relativi flussi di servizio. Inoltre vista la loro specificità, i benefici prodotti da tali capacità in una determinata impresa, sarebbero comunque limitati per altre imprese: magari un individuo con una capacità specifica riesce ad esprimerla appieno in un’impresa grazie alle risorse della stessa, mentre in un’altra impresa con diverse risorse non potrebbe esprimere appieno le sue capacità. Per questo gli individui con capacità specifiche presentano una maggiore fedeltà nei confronti dell’impresa in cui lavorano e sono dunque meno mobili.
Ma se ciò è vero non è immaginabile la presenza di un mercato in cui i servizi offerti da tali individui siano negoziabili; dunque come fa un’impresa a produrre tali capacità specifiche?
La risposta a tale problematica risiede nella funzione di organizzazione, che dovrebbe favorire un contesto di crescita al cui interno mediante l’accumulo progressivo nel tempo di capacità specifiche o la trasformazione di capacità generiche in capacità specifiche.
Tali processi comportano costi di adattamento: tanto maggiori sono tali costi tanto più è rilevante il problema del cambiamento e tanto meno i lavoratori saranno disponibili a cambiare modalità lavorative.
Inoltre lo sviluppo di tali capacità potrebbe dar luogo ai cd “costi sommersi”: costi che si sostengono ma che verrebbero completamente persi ove le attività da svolgere venissero modificate.
Sorge dunque il problema di come favorire le capacità specifiche senza che queste rappresentino un freno ai processi di cambiamento. Sorge dunque un’altra funzione per l’attività di organizzazione, quella di evitare che le capacità specifiche causino prezzi sommersi.
L’organizzazione deve poi occuparsi di allineare il contesto interno con le scelte dell’impresa, in particolare con quelle strategiche. Occorre poi che l’organizzazione sappia creare un contesto interno coerente con quello esterno, in grado di rispondere correttamente alle attese e pressioni che da esso promanano.