Un’impresa è in equilibrio finanziario quando è capace di far fronte regolarmente e tempestivamente alle esigenze della gestione ed agli obblighi assunti.
La necessita’ di far fronte regolarmente e tempestivamente a tali obblighi è appunto il fabbisogno finanziario.
Il fabbisogno finanziario aumenta con:
- crediti (concedendo un credito, non si incassa immediatamente il ricavo di vendita e dunque è come se non si avesse venduto affatto);
- fattori in posizione residuale in caso di buon andamento della gestione (in questo caso infatti essi esigono, a buon ragione, un compenso per il rischio che si accollano, che sia sufficientemente congruo)
- perdita d’esercizio (che si ha quando I costi sono maggiori dei ricavi, come accade specialmente nei primi anni di vita si un’impresa).
Il fabbisogno finanziario diminuisce grazie a:
- debiti (essi ritardano infatti il pagamento);
- fattori in posizione resiaduale in caso di cattivo andamento della gestione (in questo caso infatti essi rinunciano alla loro remunerazione e servono anche, come ad esempio il capitale proprio, a coprire I costi che I ricavi da soli non riescono a coprire);
- ammortamento (con esso un costo pluriennale viene suddiviso nei diversi esercizi, in base alla durata dell’immobilizzazione).
Importante è la quantificazione del fabbisogno finanziario, al fine di conoscere di quanti soldi l’impresa avra’ effettivamente bisogno per sopravvivere anche nel futuro. Per quantificare il fabbisogno esistono due procedimenti:
- procedimento diretto o analitico: si usa per previsioni a breve termine, di massino 6 mesi: consiste nell’eseguire la differenza tra gli incassi e I pagamenti relativi ad ogni singola operazione aziendale: se gli incassi risultano maggiori dei pagamenti si ha liquidita’, altrimenti si ha il fabbisogno; si tratta dunque di un procedimento molto minuzioso, e perciò risulta poco pratico per previsioni di medio-lungo andare;
- procedimento sintetico: utilizzato per previsioni di medio-lungo andare: si basa sull’analisi degli investimenti;
Questi ultimi si dividono in:
- capitale fisso: sono gli investimenti fatti in immobilizzazioni tecniche, ossia in beni che hanno durata pluriennale; occorre fare però una distinzione tra beni di durata limitata e beni di durata illimitata:
per questi ultimi non è possibile fare l’ammortamento, quindi il loro prezzo non può essere frazionato e “spalmato” tra più esercizi in base alla durata (essendo quest’ultima, appunto. Indeterminata); di conseguenza per calcolare l’ammontare del fabbisogno finanziario in immobilizzazioni di durata illimitata è sufficiente sommare all’investimento iniziale I successivi rinnovi. Graficamente tale fabbisogno è costante;
invece, per I beni di durata limitata, è possibile fare l’ammortamento e quest’ultimo produce un positivo effetto finanziario, andando ad abbassarlo: questo si spiega in quanto grazie ad esso, una parte dell’investimento iniziale viene, di anno in anno, recuperato: infatti con l’ammortamento ogni anno si imputa un costo, la quota di ammortamento, che però non corrisponde ad un’effettiva uscita monetaria, e può configurarsi come una sorta di “risparmio”, che si correla ai ricavi che prima o poi la gestione produrra’ e potra’ utilizzare appunto per coprire il fabbisogno stesso. Per calcolare il fabbisogno finanziario in immobilizzazioni di durata limitata occorre quindi non solo sommare agli investimenti iniziali I successivi rinnova, ma occorre poi anche sottrarre alla somma così ottenuta l’ammortamento cumulato. (l’ammortamento si oppone all’investimento: quest’ultimo trasforma risorse finanziarie in strumenti di produzione, assorbendo risorse; invece l’ammortamento, al contrario, ritrafsorma l’investimento in risorse, e dunque le va a liberare.
Tale fabbisogno sara’ costante quando I rinnovi sono uguali all’ammortamento;
sara’ decrescente quando l’impresa non effettua nuovi rinnovi o li effettua, ma essi si mantengono minori rispetto all’ammortamento;
sara’ crescente quando vengono fatti nuovi investimenti addiruttura superiori rispetto a quelli in blocco iniziali;
- Capitale circolante: sono tutti quegli investimenti costituiti dalle rimanenze di magazzino e dai beni di veloce rigiro; le rimanenze di magazzino sono considerate un investimento in quanto sono destinate, prima o poi, a generare ricavi con I quali l’impresa potra’ onorare I suoi obblighi; il fabbisogno in capitale circolante è tendenzialmente costante, con lievi oscillazioni crescenti, nei momenti in cui I pagamenti sono maggiori degli incassi (magari perchè si è concesso un credito e si sta aspettando il relativo incasso), a cui si alternano lievi oscillazioni decrescenti nei momenti in cui gli incassi sono maggiori dei pagamenti (magari perchè si è ottenuta la concessione di un debito e quindi il relativo pagamento non è ancora avvenuto).
Per calcolare il fabbisogno in capitale circolante occorre quindi sommare le rimanenze di magazzino ai crediti commerciali, che come abbiamo visto alzano il fabbisogno, e sottrarre alla somma ottenuta I debiti commerciali, che invece lo abbassano.
Bellissima idea innovativa.