Quintiliano

Cenni storici

Quintiliano nasce tra il 30 e 40 d.c in Spagna; si specializza come avvocato e successivamente insegna retorica a Roma ed è precettore degli eredi di Domiziano; muore nel 96 d.c

Instituto Oratoria

L’ Istituto Oratoria è un trattato in 12 libri, dedicato a Vittorio Marcello, in vista alla corte di Domiziano; enuncia l’intenzione di scrivere un’opera completa e sistematica, delineando la formazione dell’oratore fin dalla nascita, affrontando gli argomenti relativi alla retorica. Pur rifacendosi spesso a Cicerone, Quintiliano si distacca dal’ De Oratore’ scrivendo un vero e proprio trattato didascalico molto simile a un Ars . Eredita da Cicerone la concezione secondo cui l’oratore perfetto è anche moralmente esemplare, formando anche il cittadino e l’ uomo moralmente esemplare. Inoltre affronta anche il rapporto tra retorica e filosofia, ponendosi sulla linea ciceroniana polemizzando con la pretesa dei filosofi di riservare a sè l’ educazione dei giovani e afferma che la filosofia è solo una delle scienze che contribuiscono alla cultura dell’ oratore. È ostile verso I filosofi contemporanei, condividendo le posizioni di Domiziano: “ Sotto I nomi della filosofia ci sono celati I vizi più gravi”.

Contenuti libri

  • Nel primo libro illustra I precetti pedagocici: si devono assecondare le inclinazioni individuali dei fanciulli ed esprime un giudizio negativo sulle punizione corporali *
  • Nel secondo libro delinea il passaggio dalla scuola di grammatica a quella di retorica,delinea la figura del retore ideale, proponendo esercizi da proporre ai principianti.
  • Dal terzo al quarto libro l’autore sottolinea le partizioni della retorica : inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio; sono le caratteristiche che deve avere un buon oratore; successivamente analizza le parti del discorso che viene articolato in deliberatio, epidittico, giudiziario; inoltre Quintiliano si sofferma sui compiti che deve svolgere un buon oratore che sono:docere,movere,delectare.Quintiliano poi inizia la trattazione dell’ inventio in relazione al genere giudiziario.
  • Libro settimo : si sofferma sulla dispositio, che sarebbe l’ordine da assegnare agli argomenti del discorso.
  • Dal libro ottavo al nono , si sofferma sull’ elocutio, ovvero lo stile oratorio.
  • Nel libro decimo , il primo libro è una critica letteraria in latino: Quintiliano indica dei modelli da seguire, Cicerone, Virgilio e Orazio per la poesia; critica Seneca chiamandolo ” Sabbia che si sgretola”, perchè ha uno stile spezzettato, che corrompe lo stile latino e i giovani.
  • Nel libro undicesimo Quintiliano illustra le 3 caratteristiche che deve avere un buon oratore: aptum,( necessità di adottare il discorso alle circostanze), memoria ( tecniche per memorizzare ciò che si deve dire), actio ( voce, dizione, gesti).
  • Il libro dodicesimo è il più importante dell’opera; da una parte delinea la figura del perfetto oratore, riprendendo la definizione di Catone il censore : Vir bonus dicendi peritus, stabilendo quali debbano essere i suoi mores e i suoi officia.

La decadenza dell’ oratoria

Quintiliano afferma che ci sono due problemi dibattuti, da una parte la mutata funzione dell’oratore nella società civile; dall’altra una nuova tendenza stilistica della prima età imperiale. Entrambi i problemi Quintiliano li imposta in termini di ” corruzione” e indica le cause della decadenza dell’ eloquenzain fattori tecnici, come la carenza di buoni insegnanti, troppo spazio dato ad argomenti fittizzi,e fattori morali,come la degenerazione dei costumi e lo scadimento del gusto e dello stile. Quintiliano pone Cicerone come cumine dell’oratoria romana e il modello insuperato a cui tornare per porre rimedio alla situazione presente; però abbiamo una mancanza di prospettiva storica nel proporre modelli di eloquenza legati alle condizioni storico-politiche dell’età repubblicana come se fossero ancora attuali sotto il principato ( oratoria ormai è privata della sua funzione politica). Dunque Quintiliano finge di ignorare che l’oratoria non ha più alcuna funzione politica (l’oratore darà prova del suo valore quando dovrà orientare orientare le decisioni del Senato e ricondurre sulla retta strada il popolo sviato”).

Vir bonus dicendi peritus

Così Quintiliano definisce l’oratoria, mettendo l’accento, oltre che sulle qualità morali, sulla totale subordinazione del perfetto oratore agli interessi dello Stato: il vir bonus deve far valere il bene pubblico su quello privato, preoccupandosi della comunis utilitas: Deve essere fedele collaboratore del Principe, il quale nell’età Imperiale è di fatto l’unico a decidere quale sia l’utile per la comunità.

Stile dell’oratore

Quintiliano critica l’atticismo per la sua semplicità e per le tendenze arcaicizzanti; ma rifiuta anche lo stile moderno, che mira solo a ricercare il consenso del pubblico, lo definisce infatti uno stile vitiosum et corruptum: gli oratori nuovi mirano in primo luogo a delectare, scambiando il fine principale con quello secondario. Anche in questo Quintiliano manca di prospettiva storica: lo scopo principale è quello di delectare.

Il giudizio di Quintiliano sull’istruzione *

  • La formazione  dell’ oratore incomincia dalla culla: secondo Quintiliano nella formazione del bambino sono determinanti i primi anni e momenti di vita: la mente del bambino appena nato è come un vaso appena uscito dalle mani del suo costruttore: la prima sostanza che tocchera’ le sue pareti le impregnera’ del suo odore e lascera’ una traccia permanente. La mente è come un recettore di esperienze,che, una volta depositate, la modificheranno permanentemente. L’opinione dell’autore sull’educazione è ottimistica: tutti, a parte pochissimi casi patologici, sono in grado di trarre profitto dall’educazione e raggiungere i traguardi sperati. Se si giunge ad un fallimento, la causa di esso è da ricercare in un errore del processo formativo.
  • Vantaggi dell’istruzione collettiva: Quintiliano obietta contro l’opinione secondo la quale i bambini, a causa dell’insegnamento collettivo, potessero essere corrotti dai compagni: Quintiliano è invece a favore dell’insegnamento collettivo, che a suo parere ha diversi vantaggi: visto che l’insegnante non si dedica ad un unico bambino, quest’ultimo non ne diventa dipendente; il bambino che debba diventare oratore si abitua fin da piccolo a stare in pubblico e dunque a superare la timidezza; è positiva la competizione che nasce in contesto di insegnamento collettivo, in quanto in questo modo il bambino acquisisce l’idea di sè dal confronto con i coetanei; svilupperaì amicizie e senso comune.
  • Alunno ideale: bambino avido di sapere, disposto a seguire i ritmi dell’insegnamento del maestro, che ascolta con attenzione, che sia curioso, che faccia domande pertinenti senza arroganza.
  • Importanza dell’intervallo e del gioco: il gioco è importante sia come svago sia momenti di miglioramento per i ragazzi: nel gioco si rivela il carattere con più naturalezza;
  • Severo giudizio sulle punizioni corporali: l’unico loro fine sarebbe far vivere i bambini nel terrore per costringerli ad imparare; se vengono usate è solo per la negligenza del maestro, per il quale è più comodo colpire i ragazzi piuttosto che farli imparare. Le punizioni corporali possono poi influire negativamente sull’intero processo di crescita del bambino.
  • Il maestro deve configurarsi come secondo padre: non deve essere nè troppo severo nè troppo affabile: nel primo caso andrebbe a scoraggiare gli alunni, nel secondo caso li farebbe invece adagiare eccessivamente; deve ascoltare le domande che gli vengono poste, lodarli in modo equilibrato, essere il meno possibile offensivo.

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