Domani, 8 marzo, si festeggia la Festa della donna: un’occasione non solo per comprare mimose a mogli, fidanzate, mamme o figlie, ma anche per riflettere.
Le donne oggi, fortunatamente, dopo un percorso lungo e travagliato, eguagliano in tutto e per tutto gli uomini, che forse hanno anche qualcosa da individiare loro: durante la Prima Guerra Mondiale è stato solo grazie alle donne se il Paese ha continuato a funzionare: tutti I mariti, I figli, I padri erano a combattere al fronte, le fabbriche erano lasciate a loro stesse, e le donne, sebbene sole nel portare avanti la casa, crescere I propri figli senza la certezza che avrebbero conosciuto il padre, nonostante il trauma della guerra, non si sono paralizzate, ma si sono rimboccate le maniche e hanno iniziato a lavorare al posto degli uomini, dimostrando di avere tutte le capacita’ per farlo al pari degli uomini.
In Italia le donne hanno votato, e quindi preso parte alla vita politica del nostro Paese, per la prima volta solo il 2 giugno 1946, quando anche loro hanno contribuito a dare all’Italia la forma repubblicana.
Oggi la nostra Carta costituzionale riconosce alle donne diversi diritti, che hanno realizzato la loro emancipazione, tra I quali:
- diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ad ogni lavoro e carica elettiva;
- diritti che tutelano la lavoratrice madre o in gravidanza;
- dal 1999 anche le donne possono intraprendere la carriera militare;
- sono state introdotte leggi sulla possibilita’ di interrompere la gravidanza e sul divorzio.
Ma queste leggi, questi diritti, oltre che essere scritti sulla carta, sono effettivamente applicati?
La risposta a questa domanda, purtroppo, non è così immediata come dovrebbe essere: tuttora troppo spesso alla televisione o sui giornali sono frequentissime le notizie che annunciano la morte di ragazze, o di donne, uccise a coltellate per aver esercitato il proprio diritto alla liberta’, decidendo di chiudere una relazione opprimente, o magari bruciate con l’acido per aver parlato con uno sconosciuto; oppure notizie che riportano lo stupro di ragazze, che viene giustificato dai loro carnefici con la scusa di una gonna troppo corta o di una scollatura troppo profonda: ma ognuna è libera di vestirsi e truccarsi come vuole, senza per questo dover essere costretta a passeggiare per la citta’ o andare nei locali con addosso il terrore. Ciò è inammissibile, sia dal punto di vista legale, ma soprattutto dal punto di vista morale.
La morale è qualcosa di importantissimo, qualcosa a cui troppo poco spesso si presta attenzione: come può un marito, magari dopo anni di matrimonio, far del male alla donna cui ha giurato amore eterno, quella stessa donna che gli ha donato dei figli, quella donna che gli permette di svolgere le sue attivita’, il suo lavoro, curando lei da sola la casa e badando ai figli?
Come può un uomo, fisicamente più forte, usare questa forza per provocare lividi e non per dare protezione?
Come può l’essere umano arrivare a giustificare una violenza su una ragazza indifesa?
Come può un uomo far vivere la sua donna nel terrore, tapparle la bocca con uno schiaffo e farla sentire solo un oggetto inutile?
Gia’, perché purtroppo le notizie che sentiamo alla tv non esauriscono il quadro della violenza sulle donne: la violenza è anche quella domestica, che rimane tra le mura di una casa, che non riesce ad essere vista dall’esterno, che per paura, molto spesso, le donne non denunciano.
La donna va amata: senza le donne il genere umano si estinguerebbe, gli stessi uomini che le hanno uccise sono stati cresciuti da una donna, senza la quale non avrebbero mai potuto vedere la luce, dalla quale hanno ricevuto affetto, amore, educazione, che ora le loro vittime non potranno mai più dare a nessun figlio.
La lotta contro la violenza sulle donne non è finita: troppo spesso, in troppi luoghi del mondo, le donne non sono poste nella condizione di godere effettivamente dei loro diritti: diritti che dovrebbero essere “naturali”, nel senso che nessun ordinamento li dovrebbe “istituire” ma semplicemente “riconoscere e garantire”, perché innati in tutti gli esseri umani da sempre.
Violarli significa violare la natura stessa.
L’amore non è dire “Ti amo” con la bocca da una parte, e infliggere dolore con la mano dall’altra, l’amore si domostra soprattutto nel RISPETTO: e il rispetto si esprime nel preferire una conversazione civile all’uso delle mani per risolvere una discussione, nell’accettazione dell’altrui pensiero e decisione, nel lasciare libero l’altro.
Dove non c’è rispetto, non può esserci amore.