Plinio il Vecchio

Cenni storici

Nasce a Como nel 23 o 24 d.c da una famiglia equestre; è uno stretto collaboratore di Vespasiano, muore a Stabia nel 79 d.c, durante l’eruzione del Vesuvio. Fu uno studioso di instaccabile che scrisse numerose opere oggi perdute.

La Naturalis Historia

L’unica opera pervenutaci integralmente e “La naturalis historia“, un’ enciclopedia di scienze naturali, in 37 libri, dedicata a Tito, pubblicata nel 77. Nell’ epistola dedicatoria a Tito afferma che l’argomento non gli permette di conferire al suo testo pregi letterari: Parla di natura, ci sono innumerevoli termini tecnici che rendono un linguaggio ricco, ma escluso dalla letteratura elevata. Quest’opera Infatti ha un carattere scientifico e scopi pratici, in quanto mira all’utilità per il lettore. La documentazione raccolta è enorme, il carattere dell’opera è compilativo e ha valore documentario, per noi preziosissima visto che sono presenti molti dati ricavati da opere perdute; di ciò Plinio è cosciente, infatti afferma che i suoi non sono libri ma ” Thasauri”,cioè depositi. Spesso l’autore ammassa dati su dati,ci sono enumerazioni di notizie, ma ha un atteggiamento del tutto acritico: spesso discute le interpretazioni dei fenomeni naturali che trova nei suoi autori, esprime i suoi dubbi, confuta e respinge ciò che non gli pare accettabile,affidandosi al semplice buonsenso: a volte affferma di registrare sembra quella di indagare le cause dei fenomeni, che afferma essere oscure e inafferrabili per gli uomini, ma quello di non ammettere nulla dei suoi dati, nella convinzione che I lettori condividano le sue curiosità, infatti seleziona I dati in base all’utilità pratica, redigendo con la maggior completezza possibile quello che gli storici hanno denominato “l’inventario del mondo”.

Nella sua opera largo spazio è dedicato ai mirabilia, tratti dalla paradossografia greca, che sono fatti o avvenimenti straordinari, eccezionali e paradossali.

Nelle sua opera prevale un atteggiamento moralistico che è presente nelle prefazioni e digressioni:

deplora la corruzione dei costumi che si accompagna ai progressi della scienza, troppo spesso motivati dall’avidità di ricchezze e dalla ricerca di lusso e piacere. La vita dell’uomo può e deve essere migliorata per mezzo dello studio della natura, ma senza che siano superati alcuni limiti che la Natura ha fissato. Plinio biasima le applicazioni tecnologiche della scienza, come Seneca, considerandole strumenti di avidità e ambizione, strumenti della corruzione morale.

Stile

L’opera ha uno stile vario e discontinuo, anche per le diverse fonti da cui attinge: prevale un tecnicismo disadorno mentre nelle prefazioni e nelle digressioni lo stile si fa più ricercato e artificioso elevando il tono.

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